ROCCAPIEMONTE FRAZ. CASALI

LA MADONNA DEL ROSARIO

NELLA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

 

 

Coronata dai quindici misteri, la tela raffigurante la Madonna del Rosario, era collocata sull’altare della cappella dell’omonima confraternita, a sinistra della chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in Casali di Roccapiemonte. Ora il dipinto è sistemato sulla parete laterale sinistra del presbiterio della chiesa stessa. Nella parte centrale è rappresentata la scena tradizionale della Vergine con il Bambino che tende la corona ai Santi Domenico e Caterina. Sul lato inferiore, poi, si legge: A.D. 1771 SUB PRIORATUS DN D ANTONII REGA, ma una iscrizione sottostante, più antica della precedente, recita: “SACERDS. D. PETRUS DE ROSA FE(CIT) AD 1771”. Infine, alla base dell’ampia tela, dovrebbe essere raffigurata l’immagine del priore della Confraternita del Rosario, che farebbe supporre un ex voto.

La descrizione iconografica esprime la solennità dell’evento attraverso una rappresentazione di grande impatto luministico. Lo spazio è definito dall’insieme delle figure che si inseriscono nella narrazione evidenziando anche il cagnolino con la fiaccola accesa, simbolo dell’ordine domenicano. Inoltre i gesti si intersecano in un accentuato contrasto chiaroscurale e dai colori accesi. L’intensità cromatica e luministica e l’estrema naturalezza della scena rimandano alla più famosa Madonna del Rosario di Francesco Solimena, oggi alla Gemäldegalerie di Berlino, definita essa pure da una luce che pare improvvisamente colpire le figure accentuando la solennità dell’evento, senza per questo diminuire la naturalezza espressiva delle figure e la sobrietà della narrazione.

Sulla sinistra si dispiega un grande tendaggio derivato da quello della pala di Francesco Solimena che a sua volta riprende dal dipinto del Lanfranco per Sant’Anna dei Lombardi a Napoli, ora ad Afragola[1]; stessa ripresa si trova nel dipinto di Angelo Solimena del 1680 presente nel monastero di santa Chiara a Nocera. “... Osservò molto la gran maniera del Cav. Lanfranco, e massimamente ov’è dipinta la B. Vergine con belli Angeloni che alzano il gran panno; imitando quel perfettissimo del Lanfranco in S. Anna della Nazione Lombarda”[2]. Stilisticamente il dipinto berlinese rientrerebbe tra le opere realizzate tra il 1680 ed il 1685, quindi tra quelle ritenute opere giovanili dell’abate “Ciccio”, con colori brillanti e composizioni libere, tra cui si ricordano gli affreschi di S. Giorgio a Salerno (1680). Quando Francesco lavora da solo produce capolavori di enorme eccezionalità, anche se l’opera, spesso, risente della venatura paterna, ma assume caratteri e colori molto ampi, come la luminosissima Madonna del Rosario di Berlino, una sorta di Lanfranco tutto giocato in chiaro.

Sicuramente, da quanto affermato dal De Dominici, l’autore del dipinto di Casali avrà visto l’originale composizione del Solimena che differiva solo per la mancanza degli ovali dei quindici misteri. Infatti da un’indagine fotografica ai raggi X si è evidenziato che sul dipinto berlinese, in alto a sinistra, a sostenere il panneggio rosso vi era un angelo, al quale sarebbe appartenuto anche il tessuto verde: un grande angelo simile a quello presente nel dipinto di Casali. Lo stesso angelo manteneva con la mano sinistra una ghirlanda di rose sopra la testa della Vergine, mentre un putto alato contribuiva a sostenere il panneggio dall’altro lato. Quindi nessun inserimento o invenzione da parte del nostro autore nel dipinto di Casali, se non appunto la raffigurazione dei quindici misteri attorno al soggetto centrale[3].

Il riferimento al roseto-rosario, che è presente nel dipinto della parrocchiale di Casali di Roccapiemonte, si può cogliere nella corona di rose che l’angelo tiene sospesa sul capo di Maria e nell’alternanza degli ovali infiorati. Un impianto compositivo molto semplice, in cui il De Rosa si rifà al prototipo solimenesco.

La devozione al Rosario è propria dell’ordine dei Domenicani perché, secondo la tradizione, la Madonna sarebbe apparsa a San Domenico donandogli una corona.

Il tema del rosario è ampiamente trattato da Francesco Solimena, così come dal padre Angelo, proprio per la colleganza affettiva con l’ordine Domenicano. Infatti una sorella di Francesco e due nipoti erano monacate nel monastero domenicano di S. Anna a Nocera.

La presenza dell’Ordine Domenicano a Nocera contribuì sensibilmente alla diffusione e alla devozione del culto alla Vergine del Rosario. In seguito, saranno le varie confraternite, sorte con questo appellativo, ad incrementare la pratica del Rosario. La diffusione delle confraternite mariane fu opera di un discepolo di S. Domenico, S. Pietro da Verona. I soci dovevano recitare ogni giorno un certo numero di Pater e di Ave, ad imitazione dei chierici che, invece, recitavano i salmi.

 

CARMINE ZARRA



[1] Angelo e Francesco Solimena, due culture a confronto. Nocera Inferiore 1990, p. 116.

[2] BERNARDO DE DOMINICI, Vita de’pittori, scultori ed architetti napoletani. Napoli, 1742, vol III, p. 584.

[3] La pittura napoletana. Dal Caravaggio a Luca Giordano. 1983, p. 266.